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LA FAVOLETTA DEL COVID FREE

di Antonio Monaco

Mentre la massima autorità sanitaria del piccolo centro del Subappennino dauno, fino a qualche settimana fa,  era impegnata nel promuovere la raccolta dei mozziconi di sigarette,  piuttosto che sensibilizzare i suoi concittadini ad osservare le leggi anti Covid, prima fra tutte l’obbligo di indossare la mascherina, là dove il protocollo sanitario lo prevede, in primo luogo all’interno degli esercizi commerciali e dei locali pubblici, il nemico era alle porte; e la stessa massima autorità sanitaria, poche ore fa, ha dovuto annunciare, sulla pagina di una piattaforma social, che la favoletta del Covid-free è stata smentita dalla drammatica realtà che il patogeno, così insidioso e subdolo,  che sta seminando contagi e morti in tutto il mondo, non ha risparmiato gli abitanti di Roseto Valfortore.  

La Casa di Riposo “Attilio Cascioli”, che sorge alle porte del paese, si è trasformata, nel giro di pochi giorni, in un focolaio di infezioni, facendo risultare positivi, fino al momento, sia alcuni ospiti, sia alcuni dipendenti della struttura. Ma il numero è destinato ad aumentare, alla luce della facilità di trasmissione e della virulenza del virus. In paese nello spazio di poche ore, si è passati dalla baldanza al panico; dall’irresponsabilità diffusa, soprattutto tra i giovani, alla constatazione che il “nemico” non si è fermato alle porte e che lo slogan Covid-free altro non era che frutto di una propaganda di bassa lega. Da qualche giorno Roseto è diventata un monumento all’ipocrisia: adesso tutti indossano la “museruola”, come viene definita con disprezzo l’unica arma di difesa contro il Coronavirus, oltre la distanza di sicurezza, ovvero la mascherina. Il paese per mesi ha vissuto in un’atmosfera di surreale fatalismo e noncuranza. Sfrenatezze e mancanza di controlli sono stati la miscela che ha fatto esplodere i contagi. Tutto previsto e prevedibile.  Una popolazione di quattro gatti, in termini di abitanti, avrebbe dovuto essere  disciplinata  e controllata; invece, grazie alla mancanza di sensibilizzazione da parte dei pubblici amministratori, affinché si indossassero le mascherine ed  si evitassero forme di assembramento, le leggi e le ordinanze varate dal Governo sono state completamente disattese. A onor del vero, anche alcuni amministratori comunali, con in testa la massima autorità sanitaria, non sempre hanno indossato la mascherina, varcando, con nonchalance,  la soglia di negozi e pubblici locali,  all’interno dei quali addetti ai lavori si vantavano dei pienoni che si registravano soprattutto durate i fine settimana. Pienoni da intendersi  come assembramenti. Loro, quali rappresentanti delle istituzioni, avrebbero dovuto essere da esempio per i cittadini; invece, sono stati i primi ad eludere le leggi. Persino nelle stanze del Municipio, il luogo istituzionale, il tempio laico, quasi nessuno indossava la mascherina, a cominciare dai pubblici amministatori. Non a caso sui tavoli della Prefettura e degli organi di polizia provinciale, durante i mesi scorsi, sono giunte numerose segnalazioni che denunciavano che a Roseto era in corso un totale rilassamento; dove persino feste di compleanno si sono svolte all’interno di casali privati,  affittati in nero per l’occasione,  con la partecipazione di decine di ragazzi. “Hannibal ad portas”, fu il grido di dolore dei romani all’annuncio della vittoria del Cartaginese a Canne; ma Annibale, al contrario del nostro “nemico invisibile”, non puntò su Roma e deviò verso Capua. Il resto è storia.