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RAOUL CASADEI A ROSETO - INIZIO DI UNA STORIA D'AMORE

In ricordo nel trigesimo della sua scomparsa

di Nicola Chiechi

E' trascorso un mese da quando Raoul Casadei ci ha lasciati. Il tempo è passato così veloce e gli echi dopo la sua scomparsa sono sempre intensi ed attuali. Da quella fatidica data del 13 marzo u.s., in cui si diffuse la triste notizia della morte del caro amico Raoul, colpito anch’egli da questa dannatissima Pandemia, i mass media continuano a rievocare la figura dell'eccellente artista, noto non solo in Italia, ma ben oltre ogni confine. Dopo quel tragico momento, tutto il mondo della musica continua a piangere per la perdita del noto personaggio, conosciuto universalmente come il “Re del Liscio“, uomo simbolo delle balere, delle notti romagnole e dell'Italia intera. Un uomo che, con la sua allegria, con l'amore per il mare e l’amicizia,  sapeva trascinare le folle, suscitando tanto entusiasmo ed emozioni.


Subito dopo la sua scomparsa, ci sono state molte iniziative per ricordarlo, come, ad esempio, intitolargli  una strada, una piazza etc. Renzo Arbore ha avanzato la proposta di “promuovere un premio nazionale per mantenere viva la sua eredità musicale e culturale”. Continuano tante manifestazioni in ricordo dell'artista, che ha dato lustro a tutto il territorio romagnolo. Al dolore e alla commozione la famiglia Casadei ha saputo reagire, interpretando la volontà di Raoul, annunciando, appena possibile, una cerimonia festosa con l’orchestra Casadei, proprio per ricordare il messaggio musicale sempre lanciato da quel personaggio straordinario, legato all’allegria  e alla voglia di vivere. E’ con gli stessi sentimenti di dolore ed emozioni, che il popolo rosetano vuole ricordare Raoul, un amico anche della nostra terra.
Raoul Casadei, all'inizio degli anni sessanta, arrivò a Roseto come maestro elementare, insieme ad altri suoi colleghi provenienti dal Centro-Nord, dopo aver superato un regolare concorso, che allora veniva svolto a livello nazionale. Dopo un breve periodo di prova, con l'assegnazione della sede provvisoria nel Comune di Cagnano Varano, alle porte del Gargano, il giovane insegnante scelse come sede definitiva la Scuola di Roseto Valfortore. Naturalmente allora non poteva immaginare che proprio in questo bel Borgo del Subappennino Dauno era segnato il suo  destino, si sarebbe realizzato il sogno della sua vita. Qui, infatti, ebbe inizio una bella “storia d'amore”, che è durata ininterrottamente per circa un sessantennio.
Quando conobbi il maestro Casadei avevo la stessa sua età, poco più di vent'anni, essendo nati entrambi nel mese di Agosto del 1937. Io ero già a Roseto per motivi di lavoro quando arrivò Raoul. Allora il Borgo, anche se si era notevolmente spopolato per la nota emigrazione, contava ancora tanti abitanti ed era molto ricco di bambini; pertanto le classi delle elementari erano numerose e piene di alunni. A quel tempo vi erano alcuni plessi sparsi nel centro abitato, dato che la sede Centrale della scuola elementare, posta presso il vecchio Municipio, non aveva aule sufficienti per accogliere i numerosi ragazzi. Il nuovo edificio scolastico, quello attuale, sarebbe sorto solo alcuni anni dopo. Ricordo che in quel periodo non era stata ancora istituita la Scuola media; si iniziò con la prima classe nei locali messi a disposizione da don Nicolino De Renzis, presso la Casa del Giovine. Raoul diventò poi amico intimo di don Nicolino e della Preside di quel tempo, l’indimenticabile prof.ssa e poetessa Lella Chiarella.

In poco tempo il maestro Casadei, con il suo carattere brillante ed allegro, seppe accattivarsi la simpatia e l'affetto dei suoi alunni, nonché la fiducia dei loro genitori. Man mano in tutto il paese fu apprezzata la figura del nuovo insegnante, il quale da subito riuscì a circondarsi di molti giovani, diventati poi suoi grandi amici.
Raoul Casadei viveva in casa in affitto al centro del paese, all'inizio di via Col. D'Avanzo, in compagnia di altri suoi colleghi. Ricordo in particolare gli insegnanti Paolo, suo conterraneo, e Mario, marchigiano, con i quali era sorta una bella amicizia. Con Paolo, Raoul aveva molto in comune: erano sempre insieme, anche perché condividevano la passione per la caccia. Si notavano spesso ritornare in paese sempre sorridenti e felici, anche quando il carniere non era pieno di selvaggina, seguiti dai fedeli cani. Difatti, nelle ore libere, la caccia era il loro svago preferito, stimolati anche dal ricco territorio boschivo e dall'abbondante fauna allora presente. Si vedevano spesso in compagnia dell'amico Pasquale Zollerano, la Guardia boschiva, che fungeva, specialmente nei primi tempi,  da ottima guida.
Raoul lo si incontrava spesso e volentieri per le strade di Roseto, sempre sorridente e gentile  con tutti, con la sua affezionata pipa tra le labbra, quella pipa che abbiamo visto fino all'ultimo periodo della sua vita. Era un amico per molti a Roseto, ma quelli che frequentava più assiduamente erano Stefano De Cesare, Gino Romano, Michele Ronca (Mike Ronca), Vincenzo Bellerba, con i quali  aveva formato un piccolo complesso musicale. Di quel gruppo faceva parte anche Giovanni D'Avella (Felicione), il fratello di don Domenico, che da poco aveva fatto ritorno a Roseto, dopo alcuni anni trascorsi in Francia per motivi di lavoro. Giovanni, con la sua calda e bella voce, sapeva allietare le belle serate trascorse insieme. In quel periodo, Raoul fu uno dei maggiori protagonisti del “1° Festival Rosetano“, cui poi seguirono altre manifestazioni canore, come “Il Maggio Rosetano” e “La Sagra della Primavera”. Sin d'allora il giovane maestro dimostrava già le sue doti e il suo grande talento, che lo avrebbero fatto diventare poi tanto famoso e uno dei più celebri personaggi della musica folkloristica italiana. Raoul, una persona molto intelligente e pragmatica, seppe ben utilizzare il periodo trascorso a Roseto per approfondire le sue conoscenze musicali, avvalendosi della compagnia dei suoi amici, anch’essi provetti musicisti. Egli, quindi, riuscì ad inserirsi subito in un habitat a lui congeniale, un ambiente ricco di tradizioni musicali, per cui il popolo rosetano aveva conservato una particolare vocazione. Naturalmente questa esperienza gli avrebbe permesso di essere pronto poi per prendere le redini di quella grande Orchestra che fu di suo zio,  il Maestro Secondo Casadei.
Bene, Raoul, un ragazzo brillante e di bella presenza, non poteva non essere corteggiato da ragazze e colleghe che avevano modo di frequentarlo. Tra queste, quella che più colpì il giovane maestro fu una bella signorina, elegante e molto riservata. Si trattava di Pina Sirgiovanni, una insegnante elementare di origini calabresi, ma vissuta sempre a Napoli, una brunetta dall'aspetto semplice ed affascinante, dalla quale Raoul rimase molto colpito. Fu, quindi, proprio a Roseto che tra Raoul e Pina nacque una vera “storia d'amore”, coronata con il matrimonio nel 1963, e  durata ininterrottamente per quasi  60 anni.
Raoul ha sempre ribadito che gran merito del suo successo è dovuto alla sua famiglia, che gli è stata sempre vicino, e soprattutto alla moglie Pina che, naturalmente con molti sacrifici, è riuscita a tenere per tanto tempo saldamente legata una realtà familiare. D'altro canto, Raoul ha saputo dimostrare, come ha più volte sostenuto che, nella scala dei valori, quello della famiglia è “il vero valore della vita”. E’ proprio a questi  principi che si sono ispirati i coniugi Raoul e Pina Casadei, considerata la lunghissima vita trascorsa insieme, sino alla fine.
Ora che Raoul non è più tra noi, non ci resta che ricordarlo con il suo sorriso, con la sua allegria e con le note di “Ciao mare”, “Simpatia”, “Romagna mia”…, canzoni che ci hanno fatto compagnia per tanto tempo della nostra vita.